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ZIP NEWS periodico d'informazione del Consorzio Zip - reg. n. 2177/03.06.07 Tribunale di Padova - dir. resp. Alberto Salvagno

 

Una parte dei reperti
VENUTO ALLA LUCE NELL'EX AREA CNR UN NUCLEO DI SEPOLTURE DEL I SECOLO D.C.

Lo scavo14.04.12 Nei giorni scorsi una scoperta archeologica ha “vivacizzato” il cantiere aperto dal Consorzio Zip per l’esecuzione di nuove opere nell’ex area Cnr, di corso Stati Uniti. Il ritrovamento fortuito di una tomba romana e la sua segnalazione alla Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto, guidata da Vincenzo Tinè, ha indotto immediate verifiche che hanno portato alla scoperta di un piccolo nucleo di sepolture, di grande interesse per la storia di Patavium romana, del suo territorio e della rete di strade e di insediamenti rurali che certamente la circondavano.
La prima tomba è emersa a circa un metro e mezzo di profondità in una stretta trincea di scavo, e altre quattro, allineate in senso est-ovest, sono state rinvenute immediatamente accanto alla prima, dopo aver allargato lo scavo di un paio di metri.
Le cinque deposizioni, a incinerazione indiretta, si datano alla prima metà del I secolo d.C. Le ossa combuste dei defunti erano riposte entro vasi ossuari fittili, chiusi dai rispettivi coperchi. Le tre tombe meglio conservate erano state protette da anfore segate e deposte capovolte sul fondo delle fosse, a guisa di copertura; in due di queste, le anfore poggiavano su un embrice (grande tegola) utilizzato come fondo.
Gli oggetti di corredo, legati al rituale funebre romano, sono quelli comuni: vasellame da mensa (piatto, coppe e olpai) per le offerte alimentari ai defunti, durante i banchetti allestiti presso le tombe al momento della sepoltura, o impiegate per le libagioni che sancivano la conclusione dei riti, all’atto di chiusura delle fosse; e balsamari vitrei, rinvenuti all’interno degli ossuari e in origine contenenti gli oli e gli unguenti profumati cosparsi sui resti combusti. Le tre monete, rinvenute negli ossuari di tre delle cinque sepolture (una quarta moneta, recuperata dalla terra scavata dagli operai, poteva appartenere a una quarta tomba), rappresentavano gli oboli per Caronte, offerti ai defunti per consentire loro l’ingresso nel mondo dei morti, o dei talismani, in grado di proteggere le anime dagli spiriti maligni nel difficile momento del trapasso. La moneta di Caronte
In un caso la valva di conchiglia, impiegata come contenitore per cosmetici, suggerisce la presenza di una donna.
Al momento il ritrovamento non permette di cogliere la reale consistenza della necropoli, né la sua ubicazione rispetto a un eventuale asse stradale, né il rapporto con possibili strutture abitative vicine. L’allineamento delle fosse tombali e la loro prossimità reciproca, sia spaziale che cronologica, suggeriscono di vedere nel nucleo portato alla luce la porzione di un’area cimiteriale più vasta, probabilmente estesa lungo una via di transito, il cui tracciato e la cui entità rimangono tuttora ignote.
Quel che è certo è che il nucleo di tombe si colloca in una fascia territoriale lontana da Patavium, centro politico-amministrativo di riferimento, ma inserita nell’agro di sua pertinenza: qualche altro ritrovamento del passato indica che l’area della zona industriale di Padova sarebbe stata oggetto in età romana di interventi di sistemazione agraria, anche se lontani rispetto agli assi viari di maggior importanza per il quadro economico complessivo del municipium. Il ritrovamento attuale si aggiunge alle tracce di una strada carrareccia interpoderale, rinvenuta nel 1993 presso via Marina, gettando le premesse per un approfondimento sull’antica strutturazione del territorio.
Elena Pettenò, della Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto ha sottolineato l’importanza di instaurare sinergiche collaborazioni con enti quali il Consorzio Zip e il Cnr che si sono impegnati a proseguire con ulteriori prospezioni basate su tecnologie georadar.
Il presidente Zip Angelo Boschetti ha da parte sua ribadito l'impegno di salvaguardare la memoria storica e i beni monumentali di tutta l'area occupata dalla zona industriale di Padova, in perfetta sintonia con  la Sopraintendenza. Un momento della conferenza stampa
Sono interventi alla conferenza stampa di presentazione della scoperta – tenutasi ieri presso il Municipio di Padova, in sala Bresciani Alvarez – anche il vicesindaco Ivo Rossi, Stefano Tuzzato di Società Archeologica srl, Cecilia Rossi dell'Università di Padova, il direttore Zip Pietro Francescon e Raffaele Cardinale, responsabile dell'Area infrastrutture Zip.
Il cantiere era stato aperto nell'appezzamento di 65 mila mq, all'incrocio tra corso Stati Uniti e via della Ricerca Scientifica, che il Consorzio Zip acquistò nel 2007 dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. 10 mila mq li donò poi  alla Fondazione Città della Speranza affinché vi potesse costruire la sua torre della ricerca sulle neoplasie infantili, che è ormai in corso di completamento.

 

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