ZIP NEWS periodico d'informazione del Consorzio Zip - reg. n. 2177/03.06.07 Tribunale di Padova - dir. resp. Alberto Salvagno
Quale trasformazione urbanistica per la Zip
10.01.13 Nell’affrontare il tema della rigenerazione urbana in un’area quale la Zona Industriale di Padova è necessario porsi la domanda: qual è il futuro della città? ma più ancora, dell’Italia? Padova è sempre stata uno dei principali motori dello sviluppo del Nordest, fungendo da polo attrattore di investimenti e fornendo manodopera qualificata e stimata classe dirigente. Non c’è dubbio che in un momento storico in cui assistiamo alla crisi del modello “piccolo è bello”, alla frammentazione dei processi decisionali, al tentativo di riorganizzazione territoriale dei principali attori (comuni, provincie, città metropolitane), occorre rimettere al centro adeguate scelte strategiche. Tramite l’istituzione di una borsa di ricerca, abbiamo voluto intraprendere con l’Università un cammino che ci permettesse di intervenire nello svolgimento di alcuni laboratori sulla "rigenerazione" in Zip Nord. L’iniziativa ha coinvolto anche assessori e funzionari del Comune di Padova con il quale il Consorzio sta pienamente e fattivamente collaborando per definire azioni di sviluppo per la zona produttiva, con criteri che non trascurino gli impatti ambientali e tutte le implicazioni sociali ed economiche. Il tema della riqualificazione urbana pone una questione tecnica che richiama ad una visione infrastrutturale dell’intero sistema economico veneto. Nel prossimo futuro si dovrà assolutamente affrontare il problema di come rigenerare dal punto di vista edilizio e urbanistico le mille aree produttive sorte nel secondo dopoguerra e orribilmente disperse in tutto il territorio. Data la massa critica della nostra zona industriale, crediamo che avviare qui una esperienza governata di riqualificazione della sua parte più obsoleta sia, ancor più che una impellente necessità, una ottima opportunità per tutti i soggetti territoriali di studiare un nuovo modello di sviluppo sostenibile. Come per tutti i problemi complessi la soluzione non potrà essere semplice; chi dispensa certezze o non ha colto tutti gli aspetti della questione o sta barando. Verso quale futuro vogliamo puntare? Se la Germania, la Francia, l’Austria corteggiano molte nostre imprese di produzione affinché si trasferiscano da loro, vuol dire che qualcosa valgono, che non sono da buttare. Se fanno ponti d’oro ai nostri ricercatori non sarà davvero perché sono impreparati. Le più recenti statistiche pongono l’Italia al nono posto tra i paesi migliori in campo scientifico; non ce la caviamo proprio male, ma vogliamo retrocedere o puntare a raggiungere quanto meno i paesi d’Oltralpe? Perché l’Italia è così incapace di attrarre scienziati stranieri con un solo 3% contro il 17% della Francia, il 23% della Germania e addirittura il 33% della Gran Bretagna? Vogliamo davvero non affrontare queste sfide, rinunciare a produrre e sostituire le fabbriche con centri commerciali? Vogliamo riempire la Zip di palazzi pieni di uffici vuoti? E per chi lo vogliamo creare allora questo “Polo logistico integrato”? Quando nel 1973 il Consorzio promosse la nascita dell’Interporto lo fece per offrire alle aziende di produzione insediate in Zip una maggiore facilità di movimentare le loro merci. La logistica deve “integrarsi” con un sistema produttivo; solo così si giustificava l’occupazione di 2 milioni di mq di superficie pregiata, a un paio di km dal centro città. Una gran distesa di piazzali e depositi che in definitiva offrono una ben ridotta capacità di occupazione, tenuto conto che neppure i camionisti sono più nostrani. Se per logistica si intende solo stivaggio e facchinaggio di merci tedesche o cinesi, tanto vale decentrare questo polo in aree periferiche che costano un quinto. Insomma sono tutti aspetti che devono essere ben valutati e bilanciati prima di ogni intervento. Il Consorzio Zip ha ormai ripetutamente e ampiamente spiegato come crede sia opportuno agire: se si vuole salvaguardare la produzione, garantendo una stabile occupazione, al vertice va posto il Polo della ricerca, non quello della logistica. Si deve promuovere l’innovazione, investire nella formazione. Diciamocelo chiaro: la vecchia competitività basata sulle svalutazioni era falsa e il sistema creditizio deve imparare a scommettere sul sistema produttivo. Nei paesi che ci devono essere di riferimento, la Germania in testa (che chissà perché non è in recessione) si parla ormai normalmente di venture capitalism, di innovation capitalism, di persone che si arricchiscono rischiando una parte dei loro investimenti in start-up e brevetti. Fuochi da loro e solo scintille da noi. D’accordo, rigeneriamo pure la Zip, riqualifichiamola, ma prima di tutto decidiamo se il mantenimento del nostro benessere può essere garantito sostituendo il sistema produttivo con un popolo di camerieri, facchini, manovali e commessi che gestiscono beni che qualcun altro ha prodotto; proprio mentre un sondaggio della rivista “Nature” rivela che il 60% dei ricercatori mondiali ritiene che con questo andazzo entro pochi anni la scienza migliore si decentrerà in Cina e in India. Di conseguenza anche la produzione dei beni ad elevato valore aggiunto finirà col trasferirsi in Estremo Oriente e lì i nostri figli dovranno emigrare per cercarsi un lavoro.
FOTO (dall'alto in basso e da dx a sn)
1. L’area della ricerca con in primo piano i laboratori Cnr e Rfx. Spicca al centro la Torre della Città della Speranza costruita su un lotto di 10 mila mq donato dal Consorzio Zip.
2. La Zip Nord si estende su una superficie di quasi 2 milioni di mq. Essendo stata urbanizzata già alla fine degli anni 50, sta ora evidenziando sicuri segnali di obsolescenza.
3. Il presidente Zip Angelo Boschetti ribadisce che per garantire il lavoro si deve salvaguardare il sistema produttivo attraverso l’innovazione e la formazione.
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Complessivamente la zona industriale di Padova occupa 10 milioni e 500 mila mq e ospita circa 1.500 aziende.
>>> L'intervento su Il Mattino di Padova [.pdf 599 kb]
>>> L'intervento su Il Gazzettino [.pdf 98 kb]
>>> L'intervento su Il Corriere del Veneto [.pdf 464 kb]