Film profit anni 1980
E NACQUE LA MULTIPROPRIETÀ
A metà anni 80 mi fu offerto un prestigioso lavoro dall'agenzia pubblicitaria ACE di Genova, specializzata nel settore del Real Estate tradizionale, ma ancor più in quello allora nascente della Multiproprietà.
In breve, divenni il fotografo e cineoperatore di tutte le iniziative turistiche delle più importanti società di allora: Sofintur, Master, Leader, ClubItalia e Le Logge di San Michele. Sto parlando di capitali sociali di decine di miliardi, di lussuose e vaste sedi, di hotel 5 stelle, di ristoranti al top, di jet executive per portare i giornalisti a visitare gli impianti, di una nutrita catena di venditori vezzeggiati con incredibili benefit. Per una operazione immobiliare che costava tre miliardi di lire, ne investivano almeno altri due per la promozione.
Fu a questi livelli che ebbi modo di viaggiare e lavorare lussuosamente in lungo e in largo per la Costa Azzurra e da Cortina a Cefalù, da Sestriere a Portofino, da Stintino a Punta Ala e a Sestriere. Le mie foto venivano usate per prestigiose pubblicazioni e i miei film [negativi 16 mm, sviluppati e riversati in Betacam da TTC di Milano, quindi montati presso lo studio VideoUno di Mestre] per la promozione sulle televisioni commerciali di mezza Italia, nonché per la distribuzione ai clienti in migliaia di copie Vhs.
Leader, anni 80
FOTO-CINE-VIDEO REPORTAGE DI CAMPEGGI E VILLAGGI TURISTICI
Cavallino-Treporti, Venezia, luglio 1987
Questi sono due lunghi (27' e 46') e noiosi slideshow ricavati dalla digitalizzazone completa di uno dei tanti fotoreportage che realizzai all'interno del Camping Ca' Pasquali. "Una tipicità che desideriamo comunicarvi anche attraverso questa inconsueta veste editoriale", scrisse il direttore di questo noto villaggio turistico nella presentazione dell'opuscolo in bianco e nero che curai per il 40° anno di attività.
Un migliaio di scatti 24x36 realizzati in un paio di giorni, spesso con diverse inquadrature dello stesso soggetto per comodità dei grafici. Un rapporto di circa un terzo tra scatti eseguiti e foto consegnate ai clienti era il mio standard in quei trent'anni di attività che svolsi per la promozione del turismo.
Solo che in tutti gli altri casi (un migliaio fra villaggi turistici, campeggi e alberghi in tutta Italia, isole comprese, giorno dopo giorno, anno dopo anno, per una trentina d'anni, durante l'intera estate e nella stagione sciistica, con il mio furgoncino Renault Estafette) in tutti gli altri casi, dicevo, la pellicola usata (principalmente 6x6) era di tipo irreversibile a colori (diapositive) l'unica adatta alla stampa tipografica di depliant, opuscoli e poster.
Il che significa che tutti gli originali (copie uniche) ho dovuto consegnarle ai miei committenti. Una milionata di foto che non ho quindi potuto conservare nel mio archivio, tranne qualche scarto.
Insomma, in questo unico caso, trattandosi di foto bianco e nero, ho potuto conservare io i negativi originali e fornire al cliente solo le stampe.
Ciò mi rende felice perchè questi slideshow sono molto esemplificativi di come realizzavo i miei fotoreportage, sebbene manchi qui tutta un'altra parte del mio lavoro che era la riproduzione degli interni delle strutture (hall, reception, bar, ristoranti, camere, cucine, tukul, caravan, bungalow e finanche i bagni) sempre realizzati con le mie 3 Hasselblad 6x6 (SWC + 500 C e 500 EL), con i miei diversi flash collegati tramite radio o fotocellule, con i miei treppiedi, stativi, ombrelli e con infinite prove Polaroid prima degli scatti finali.
In questi casi mi avvalevo a volte anche di assistenti che mi aiutavano nel trasporto della pesante attrezzatura e nell'arredo dei locali con gran mazzi di fiori, piante, ceste di frutta o di verdura, biancheria, vasellame, giocattoli, maschere, pinne, riviste e comparse più o meno occasionali.
L'altra parte del mio lavoro che qui manca sono le riprese aeree che regolarmente aggiungevo ai miei servizi.
Trenta rulli formato 120 al giorno era la mia media, più almeno una manciata di 135, quasi sempre Ektachrome o Kodachrome. Tenete conto che proprio per la scarsa latitudine di posa delle diapositive, quando era possibile, per ogni soggetto se ne scattavano almeno tre con mezzo diaframma di differenza.
Tornando comunque ai miei veri e propri fotoreportage, mi avreste visto su e giù per le spiagge, mentre mi arrampicavo su qualche scogliera, o in giro per i campeggi tra tende e caravan, o nei dintorni più significativi di ogni località turistica, camminare tutto il giorno con un paio di fotocamere al collo (prima Olympus OM 1 e poi Canon Eos 5) e un borsone pesante di obiettivi. Se avete occhio in questi video mi vedete così equipaggiato in uno specchio del market/pasticceria.
Puri reportage consistenti di tutte foto rubate al volo, alla faccia della privacy, parola allora sconosciuta. Capivano che ero un professionista assoldato dal gestore e tanto bastava. Non si curavano di me, al massimo, anzi qualche mamma si offendeva perché non fotografavo il suo bambino sulla battigia invece di quello che stavo inquadrando. E allora magari qualche scatto lo dedicavo anche a lui, già sapendo che poi l'avrei buttato.
Idem per i nudi, i topless sotto l'ombrellone o in mare. I clienti d'Oltralpe spesso tornano per generazioni nello stesso campeggio e quando si ritrovavano, la stagione seguente, sbattuti nel nuovo depliant (in genere, nell'era pre-internet, lo si ristampava con nuove foto tutti gli anni per decine di migliaia di copie) ne andavano orgogliosi e magari si ritrovavano qualche bottiglia di lambrusco in bungalow offerta dalla direzione o in alcuni casi anche con qualche giornata di soggiorno gratuita.
Spesso la loro soddisfazione avevano modo di esprimerla già nelle fiere turistiche invernali in giro per l'Europa dove allestivamo gli stand con le nuove brochure. Veniva l'intera famiglia a salutare il loro direttore e spesso riconoscevano e salutavano anche me, figura ricorrente nelle loro vacanze.
Sapete quando è finita tutta questa pacchia? Con la caduta del Muro di Berlino! Negli anni 90 i campeggi, cominciarono ad essere frequentati dai primi turisti dell'Est Europa e i miei reportage iniziarono a trovare parecchie difficoltà. Non ho mai ben capito se per paura di dover pagare qualcosa o perché educati dal Kgb, non appena mi vedevano apparire si coprivano letteralmente la faccia con le mani o trascinavano via i loro bimbi. A nulla valevano neanche gli annunci e le rassicurazioni con l'altoparlante che il direttore dava con la sveglia del mattino: "un nostro fotografo sta realizzando un servizio per la pubblicità del campeggio, vi prego di agevolarlo con la vostra disponibilità!".
Concludo precisando ancora una volta che tutto questo è solo mestiere. Non mi voglio far passare per artista, anche se su una milionata di scatti qualcuno di eccezionale sicuramente mi sarà riuscito; continuo solo a considerarmi un esperto artigiano.
Cavallino, 1987
Cavallino, 1987